La distopia dell’osceno – Le Baccanti di Euripide

In nessuna tragedia trova così ampia espressione l’unheimlichkeit freudiana (l’inquietante estraneità), lo Straniero che ci portiamo in casa e che ogni giorno alimentiamo del nostro respiro, l’alterità atopica e distopica di cui consistiamo, l’osceno che ci chiama di lontano nella messa in scena del nostro vivere.
Dioniso è appunto l’atopos per eccellenza, il fuori luogo. Dioniso non ha luogo alcuno, dis-abita quel nonluogo che è il divino ed infatti Euripide ce lo presenta giustamente come uno straniero, uno straniero che tale resterà anche e soprattutto dopo la sua epifania.
Il diverso come generatore continuo di dialettiche insanabili e senza risoluzione possibile, dunque, sempre più vaste; crepe incessanti che gravitano attorno al nucleo ferino dello sparagmos, lo smembramento rituale che ha sempre un che di riflessivo o passivo anche su chi lo compie; lo smembramento osceno che la ragione mette in atto quando interroga l’emozione.

 

Roberto Nespola

Le Baccanti di Euripide al Teatro Vascello di Roma (febbraio 2017)