Antonio Pibiri – Nell’entusiasmo di non sapere

Impressioni di lettura

Entusiasmo, ἐν τῇ τοῦ θεοῦ οὐσίᾳ (nell’essenza divina, del sacro). Nel mistero del sacro, nel suo legame e nella sua cesura. “Il sacro è ciò che di per sé resta a distanza, nella lontananza, e col quale non ci possono essere legami (o solo un legame molto paradossale). Esso è ciò che non si può toccare (o che si può toccare solo senza contatto)” (J-L. Nancy). Il sacro come metafisica della carne.

La ricerca poetica di Pibiri mi sembra orientarsi, in questa nuova raccolta, verso lo scandaglio del nesso bergsoniano di materia e memoria. “Il verso non deve comporsi di parole, ma di intenzioni, e tutte le parole debbono cancellarsi di fronte alle sensazioni” ha scritto Mallarmé, evidenziando l’importanza dell’intuizione e dell’indeterminato in poesia. Principi d’un certo impressionismo e simbolismo, intesi in maniera piuttosto lata, possono riscontrarsi, dunque, in questi versi; versi in cui ogni parola conserva in sé un profondo iato interno che, al contempo, la chiude e la apre al testo: la dischiude (e la sgancia, anche) alle tracce di senso che nella scrittura si vanno formando… E mi sembra che vi sia in questo un forte legame con Debussy, con la sua concezione sfumata della forma e dell’armonia. Non a caso, credo, come nei Préludes per pianoforte, molte poesie di questo libro presentano un “titolo” tra parentesi, alla fine della pagina (proprio nel limite estremo del foglio). Come in Debussy, allora, per Pibiri non è importante tanto la descrizione di un ricordo quanto profilarne il suo stesso tenue formarsi, ancora incerto e sospeso tra presenza e assenza (l’immagine), tra rievocazione ed oblio: un’assertività assorta, concentrata e raccolta; incredula quasi.

E torniamo così alla concezione del tempo di Bergson, all’ineffabile di Jankélévitch, alla temporalità della musica e alla sua essenza. “La musica attesta il fatto che l’essenziale in tutte le cose è non so che d’inafferrabile e d’ineffabile; […] la cosa più importante del mondo è proprio quella che non si può dire”. È Jankélévitch che ci parla, Da qualche parte nell’incompiuto.

Roberto Nespola

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Una poesia da

Antonio Pibiri, Nell’entusiasmo di non sapere – Effigie editore 2023

Sotto il mantello verde
le ossa musica di avorio
il piede scosceso sul pozzo di ciclamini
una pagina addormentata
del sacro guardare gli animali.

Dietro il mantello azzurro
il corpo impensabile di Maria
o un guanto rivoltato di stelle
gli ippocampi di Hubble.

Nell’entusiasmo di non sapere
sverna il tuo nome fanciullo
in entrambe le direzioni
nessuna colonna d’aria si alza
nessun sentiero di parole azzarda…