Cees Nooteboom, “Le volpi vengono di notte” – Tremare e non tramare

Stralci d’esistenze a partire da labili tracce: fotografie. Niente storie o vicende, niente drammi, ma solo accadimenti. Dei frammenti di vita che ad un certo punto si trovano a far parte d’uno sguardo. L’invenzione di Nooteboom, la sua strenua sensibilità poetica, tenta di mettersi in sintonia con questo sguardo in cui reale e immaginario si mescolano ma lo fa senza tramare, senza inventare trame -cioè- in cui invischiare il lettore: ben più sottili sono le ragnatele di Nooteboom e gli occhi della nostra sensibilità sono le mosche che, immancabilmente, vi rimangono intrappolate.
La nudità fenomenica dell’immagine diventa, così, la scaturigine di tutta una serie di considerazioni poetiche ed esistenziali e il lettore, a volte con disagio e a volte affascinato, segue volentieri questo movimento di comprensione che è tutto dentro, e dunque tutto fuori, la scrittura.
La capacità descrittiva di questo autore è altissima ed è molto difficile -credo- che il lettore non ne rimanga coinvolto.

Roberto Nespola