Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Daniele Gatti direttore d’orchestra
Angel Blue Peri
Regula Mühlemann Ragazza, Quartetto
Jennifer Johnston L’Angelo, Quartetto
Brenden Gunnell Tenore solista
Patrick Grahl Giovane uomo, Quartetto
Georg Zeppenfeld Gazna, Baritono solista, Quartetto
Il 9, il 10 e l’11 febbraio scorsi l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha proposto una delle più affascinanti opere di Schumann. Si tratta dell’Oratorio profano per soli, coro e orchestra “Il Paradiso e la Peri” che fu tra i maggiori successi di pubblico della vita di questo compositore. Un’opera che, purtroppo, è caduta ingiustamente nel dimenticatoio (anche e soprattutto per il decadere, nel corso del tempo, del genere oratoriale). Oratorio o per meglio dire, “Dichtung” (Poesia), come amava chiamarlo Schumann; profano ma di argomento religioso.
Il testo è tratto dalla novella in versi “Lalla Rookh” dello scrittore irlandese Thomas Moore e narra di una Peri che desidera tornare in Paradiso. L’Angelo guardiano non le nega l’accesso ma richiede una prova: le chiede di portargli “il dono più caro al cielo”. La Peri, girovagando per il mondo, va alla ricerca, allora, di questo dono e dopo due tentativi falliti (l’ultima goccia di sangue di un eroe morto per la patria e l’ultimo sospiro di una giovane che muore per amore), riesce a varcare le porte del Paradiso portando in dono la lacrima di un feroce peccatore che, guardando un bambino pregare con purezza d’animo, si commuove e si redime da tutto il male fatto. La Peri è una figura alata della mitologia persiana che si nutre del profumo dei fiori, molto simile alle nostre fate. È un angelo caduto per una colpa che ci è ignota e che anela alla redenzione. Un tema cruciale della cultura romantica, quello della redenzione, tant’è vero che Wagner stesso pensò di musicare questo soggetto anche se senza esiti.
È un’opera, questa, che riesce ad essere puramente lirica dall’inizio alla fine, un’intensità poetica che non cede mai. Non so se ciò sia un pregio o un difetto o quanto dell’uno ci sia piuttosto che dell’altro in questo lavoro. Eppure quest’alta temperatura lirica della musica, sempre costante, non si chiude mai in se stessa, non è mai circolare ma sempre aperta all’indefinito, che è poi il pregio più grande di tutta la musica di Schumann: l’infinito. Anzi, direi proprio che non si schiude ma rimane profondamente in nuce, concentratissima. Anche quando la musica si fa “meramente” illustrativa, c’è sempre un alone di vaghezza; c’è sempre l’anelito allocentrico della poesia che permea ogni suono. E questo anche nella costruzione formale complessiva e dei singoli numeri. La qualità e la struttura del canto è profondamente liederistica e raggiunge con notevole slancio l’apoteosi della Sehnsucht . A dispetto dei pochi leitmotiv la musica è intimamente organica e la lettura di Daniele Gatti, di grande compattezza timbrica, ha messo in risalto proprio questa qualità. Ottimi anche il Coro e i solisti.
Roberto Nespola
Per chi volesse ascoltare l’oratorio di Schumann ecco alcuni link di approfondimento:
http://www.flaminioonline.it/Guide/Schumann/Schumann-Paradies50.html
https://quinteparallele.net/2017/02/02/il-paradiso-e-la-peri-di-robert-schumann-lacrime-di-serenita/