Georges Auric, Sonata in fa maggiore per pianoforte

Davvero molto curioso e originale questo pezzo di Auric. Un parossismo tagliente, un accavallarsi di gesti e moti espressivi con improvvisi cambi di dinamica e metronomo. Nonostante certi piccoli richiami a Poulenc, non c’è niente di scanzonato in questa frenesia ritmica e decostruttiva, anche se con certe incrinature di dol-cezza melodica. Perfino le oasi liriche sono sviluppate con un certo freddo distacco -anche se con slancio-. E non c’è neanche niente di propriamente cubista, di rigido e geometrico. Piuttosto, entro una continua allure di freddezza e lucidità, la forma è interamente costruita come la risultante di tutta una serie di fratture, di spigolosità pungenti. Quello che a prima vista potrebbe sembrare un giustapporsi rapsodico credo riveli in profondità un infallibile istinto formale.

Roberto Nespola

Jean Cocteau, Caricatura di Georges Auric (1921)
Il Gruppo dei Sei, disegno di Jean Cocteau