Davvero molto curioso e originale questo pezzo di Auric. Un parossismo tagliente, un accavallarsi di gesti e moti espressivi con improvvisi cambi di dinamica e metronomo. Nonostante certi piccoli richiami a Poulenc, non c’è niente di scanzonato in questa frenesia ritmica e decostruttiva, anche se con certe incrinature di dol-cezza melodica. Perfino le oasi liriche sono sviluppate con un certo freddo distacco -anche se con slancio-. E non c’è neanche niente di propriamente cubista, di rigido e geometrico. Piuttosto, entro una continua allure di freddezza e lucidità, la forma è interamente costruita come la risultante di tutta una serie di fratture, di spigolosità pungenti. Quello che a prima vista potrebbe sembrare un giustapporsi rapsodico credo riveli in profondità un infallibile istinto formale.
Roberto Nespola