Nugæ di Roberto Nespola

da Annottazioni

 

Come la fotografia, la poesia (per una poetica dello sguardo II)

Se per specchio intendiamo una copia esatta della realtà, ammesso che la realtà sia una piena identità a sé, la fotografia non è uno specchio … ma lo contiene (metaforicamente e non): la macchina fotografica pone tra lo sguardo e l’oggetto una serie infinita di diaframmi, una myse en abîme di riflessi e dissociazioni; non riuscirà mai a riprodurre la complessità visiva della visione oculare così come già l’occhio non riesce a cogliere coscientemente l’infinita complessità di ciò che gli sta attorno. Dunque, nella sua relazione profonda con la mistica della presenza, lo specchio, in sé, è sempre infranto; dunque, il vuoto della fotografia, la sua assenza di linguaggio, è nello stesso tempo pienezza e presenza. Nella fotografia il linguaggi“c’è”. Si manifesta pienamente in absentia.

(Si fotografa sempre il nulla – è il fotografare qualcosa che è impossibile.)

Nugæ -poesie, copertina