da Annottazioni
Come la fotografia, la poesia (per una poetica dello sguardo II)
Se per specchio intendiamo una copia esatta della realtà, ammesso che la realtà sia una piena identità a sé, la fotografia non è uno specchio … ma lo contiene (metaforicamente e non): la macchina fotografica pone tra lo sguardo e l’oggetto una serie infinita di diaframmi, una myse en abîme di riflessi e dissociazioni; non riuscirà mai a riprodurre la complessità visiva della visione oculare così come già l’occhio non riesce a cogliere coscientemente l’infinita complessità di ciò che gli sta attorno. Dunque, nella sua relazione profonda con la mistica della presenza, lo specchio, in sé, è sempre infranto; dunque, il vuoto della fotografia, la sua assenza di linguaggio, è nello stesso tempo pienezza e presenza. Nella fotografia il linguaggi“c’è”. Si manifesta pienamente in absentia.
(Si fotografa sempre il nulla – è il fotografare qualcosa che è impossibile.)