Antonio Pibiri, Chiaro di terra

Un lirismo che si mette continuamente alla prova, questo Chiaro di terra. Una parola inquieta che si scruta in tralice e si guarda di sottecchi, tra i riflessi abissali che il linguaggio lascia trasparire quando attraversato dalla realtà metafisica dell’esistenza, anzi, del quotidiano. Una parola che si ferma ai confini di se stessa e si fa sguardo prismatico, sempre aperto all’alterità, alla natura. Un magnifico equilibrio tra canto e ricerca.

Roberto Nespola

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Tre poesie da CHIARO DI TERRA di Antonio Pibiri, L’arcolaio editore 2016

dalla sezione “Le mani per terra”

La tua bocca a contatto col mondo
dove batte le ali,
scorre l’acqua a calice,
il sangue di ogni ferita.
Dove la luna appende i suoi cerchi,
i suoi cenci e l’eremita, il poeta, il pastorello,
stanno raccolti, senza dire o canto, senza
sapersi.
Così.

***

dalla sezione “Visioni dell’ultimo”

Anche con diademi collier
braccialetti di sudore
occhi intascati dal viso
corpo rimani
il viaggio più lungo
dove restare

***

La serie mancante

Un centinaio di lacrime per la sete
un piccolo mondo acquatico
diminuito dall’inchiostro.

Il filo del racconto chiude per sé
ogni vita in consegna.

Ma più avanti entrando in mare
– ora puoi anche non scrivere –
il pontile slaccia il suo impalco
rifonda lo spazio tra le dita
che qui ritorna.