A proposito di “1Q84” di Haruki Murakami

di Roberto Nespola

Davvero travolgente questa sorta di determinismo caotico, di minuziosa descrizione degli ingranaggi dell’incongruo: tutto procede logicamente su binari illogici.

Nonostante le urticanti relazioni col manga, almeno per quanto riguarda certi aspetti della trama e della caratterizzazione dei personaggi, lo stile mantiene comunque una certa eleganza ed una certa purezza che rendono le immagini descritte molto incisive.

Alcune volte però, inaspettatamente, il modo di mescolare la realtà e i gradi diversi di surrealtà rispetto a questa realtà ed il modo di mescolare probabile ed improbabile risulta un po’ incongruo, ingenuo ed artificioso ma è, tuttavia, un difetto che riguarda soprattutto la parte iniziale, quella in cui il fantastico si manifesta -ancora- solo per oscillazioni minime di senso.

Non credo che la definizione di “realismo magico” che può, forse, affiorare alla lettura possa calzare pienamente. Per l’aspetto immaginario di questo romanzo- fiume conierei piuttosto, ribaltando i termini, per quanto valgano queste cose, l’etichetta di “magia realistica”. In fin dei conti si tratta dell’irreale come possibilità insita nel reale.

Questo tempo polimorfo “infinitamente polisemico” che è il tempo di 1Q84 ci trasporta in “una realtà che assomiglia alle metafore” e in un linguaggio però, che direi quasi privo di poesia, pieno di immagini poetiche ma, per certi versi, antilirico; privo di lirismo in quanto tendenzialmente oggettivo od oggettivizzante. Tra prosaico e poetico si stabilisce qui lo stesso rapporto tra realtà ed irrealtà: la realtà non è più tale perché intaccata dall’irreale ma anche l’irrealtà non è completa o totale poiché ha sempre bisogno di una realtà da intaccare in cui manifestarsi.